La rinosinusite: cos’è, come individuarla e curarla
La sinusite indica un’infiammazione delle cavità paranasali, e con il termine “rinosinusite” intendiamo un’infiammazione che individua come un’unica entità anatomo-funzionale la mucosa del naso e dei seni paranasali.
Le rinosinusiti possono essere acute, se durano meno di dodici settimane, o croniche, se di durata maggiore. Le forme acute, a loro volta, possono essere ricorrenti o intermittenti, e anche le forme croniche possono presentare periodi di riacutizzazione.
Ma in che modo si diventa “predisposti” alla sinusite?
“Uno dei terreni più fertili per lo sviluppo della sinusite è la rinite allergica”, spiega la dottoressa Giovanna Ciancio, Specialista di Otorinolaringoiatria. “In generale, le sinusiti seguono quasi sempre a una infiammazione delle fosse nasali, ovvero a una rinite batterica o virale”.
Ma esistono diversi tipi di sinusite: “La sinusite mascellare”, continua la dottoressa Ciancio, “può conseguire a una patologia dentaria (apiciti o granulomi dell’apice), o a un intervento di tipo odontoiatrico (estrazioni, implantologia) relativi al secondo premolare oppure al primo o secondo molare, le cui radici hanno rapporto con il pavimento del seno nasale. La sinusite può essere “favorita” anche da condizioni locali come poliposi nasale, deviazione settale, concha bullosa (una sorta di “bolla” piena di aria a carico del turbinato medio)”.
Quali sono i sintomi più riconoscibili della rinosinusite?
“I sintomi consistono in ostruzione nasale, rinorrea (naso che cola, ndr.) anteriore o retronasale, mucopurulenta o purulenta con cacosmia (disturbo olfattivo caratterizzato dalla percezione di odori sgradevoli, dovuta – per l’appunto – a malattie delle fosse nasali, ndr.), tosse, cefalea, algie e tumefazioni facciali, ipoanosmia (incapacità di percepire gli odori, ndr.), febbre. Le complicanze possono interessare l’orbita e le strutture endocraniche, e si rende dunque necessario un trattamento chirurgico”.
In che modo viene diagnosticata con precisione la rinosinusite?
“Oltre allo studio dei sintomi, la diagnosi si avvale dell’anamnesi del paziente, e del supporto dell’endoscopia nasale, tramite la quale vengono visualizzati i segni. Particolarmente indicativa e utile ai fini diagnostici è la presenza di essudato mucopurulento nel meato medio”.
Quali sono le tecniche diagnostiche più efficaci?
“Il gold standard tra le tecniche di imaging è la TAC senza mezzo di contrasto. Anche se attualmente si preferisce la Tomografia Computerizzata Cone Beam, perché è altamente specifica e a bassa dose di radiazione, anche in vista dei successivi controlli. La TAC si esegue in fase acuta solo in presenza di complicanze, e in fase cronica. Invece si opterà per una risonanza magnetica nel caso si sospetti una patologia neoformativa, maggiormente nelle forme monolaterali”.
Una volta stabilita la diagnosi, qual è la terapia da seguire?
“La terapia è medica farmacologica, sia topica che sistemica. Nelle forme acute complicate (a livello orbitario, osseo o endocranico), o nelle forme acute ricorrenti e nelle forme croniche, può rendersi necessaria una terapia chirurgica, qualora la terapia medica non dovesse mostrarsi risolutiva”.
Dott.ssa Giovanna Ciancio
Specialista di Otorinolaringoiatria