OSTEOPATIA PEDIATRICA: cos’è, a cosa serve e quali sono i benefici
Negli ultimi anni sempre più neomamme e neopapà scelgono di rivolgersi all’osteopata per sottoporre i neonati ad una terapia alternativa, dolce e non invasiva, finalizzata spesso a risolvere problematiche che si riscontrano dopo parti traumatici.
Ma vediamo più nel dettaglio quando rivolgersi a un’osteopata, in cosa consiste la visita di osteopatia pediatrica e quali sono i benefici.
Ne parliamo con la dott.ssa Natalie Leo, specializzata in osteopatia, che riceve presso le sedi Lucea di Gioia del Colle e Noci.
Che cos’è l’osteopatia pediatrica?
Prima di parlare di osteopatia pediatrica, vorrei fare una breve introduzione sull’osteopatia in generale che, per alcuni, è una disciplina ancora sconosciuta.
L’osteopatia è una terapia alternativa che l’Organizzazione Mondiale della Sanità inserisce tra le medicine complementari. Gli osteopati considerano l’individuo nella sua globalità, ossia tenendo conto della stretta relazione tra corpo, mente e spirito. Tutte le parti del nostro corpo sono strettamente connesse tra loro e, per questo, può succedere che un dolore sia avvertito in un punto distante dalla sede della disfunzione. Attraverso la valutazione osteopatica e i test, l’osteopata va a ricercare la causa che ha scatenato il sintomo e con tecniche manuali riporta in fisiologia le strutture disfunzionali e stimola un naturale processo di autoguarigione.
L’osteopatia pediatrica è una branca dell’osteopatia rivolta interamente ai bambini sin dai loro primi giorni di vita. Il fine è quello di valutare tensioni e rigidità muscolari per prevenire l’instaurarsi di problematiche più o meno importanti.
La prevenzione, soprattutto nei neonati, è altamente efficace in quanto il loro sistema è così plastico e recettivo che reagisce velocemente.
Cosa tratta l’osteopata pediatrico?
L’osteopata pediatrico può intervenire già nei neonati e successivamente nei bambini di tutte le età seguendo le varie fasi di crescita. Nei neonati può trattare e risolvere problematiche di torcicollo miogeno, plagiocefalia posizionale, suzione, coliche gassose, reflusso gastroesofageo, piede torto, metatarso varo, etc…
Molto spesso queste problematiche si instaurano a causa di cattive abitudini dopo la nascita, uno scorretto posizionamento intrauterino durante la gravidanza, un lungo travaglio, un parto difficile (che rappresenta già un evento traumatico per il neonato che spesso genera compressioni che non è in grado di risolvere in maniera spontanea).
Tutto questo può provocare tensioni muscolari e rigidità articolari che possono essere localizzate a livello dei muscoli del collo, del cranio e della mandibola, compromettendo anche la funzione di suzione e rendendo quindi difficile per lui l’allattamento.
Contratture e rigidità al collo sono responsabili del torcicollo miogeno che è molto frequente e coinvolge prevalentemente lo SCOM (muscolo sternocleidomastoideo) per cui il neonato tende a tenere la testa ruotata da un solo lato e presenta impossibilità o difficoltà a ruotarla dall’altro.
Questo comportamento fa sì che la testa del neonato, molto modellabile inizialmente, presenti delle alterazioni o deformità si parla spesso di testa piatta oppure plagiocefalia posizionale, fenomeno sempre più frequente.
Nello specifico, tra le deformità craniche posizionali, oltre la plagiocefalia troviamo la brachicefalia e la dolicocefalia, a seconda di dove avviene la deformità.
Generalmente, nei parti difficili, gemellari o prematuri i bambini già alla nascita presentano delle alterazioni craniche spesso dovute a forze o compressioni a cui il cranio è stato sottoposto. In tutti gli altri casi, queste situazioni possono presentarsi anche dopo qualche giorno o settimana a causa delle posizioni assunte.
Queste alterazioni possono essere prevenute o trattate con l’osteopatia, verificando che ci sia una corretta mobilità del cranio, del tratto cervicale e di tutta la colonna vertebrale. Altrettanto utili possono essere suggerimenti quotidiani da fornire ai genitori: alternare la posizione della testa durante la giornata, ruotare la testa del bambino anche mentre dorme se lui non lo fa spontaneamente, non eccedere con posizioni che tengono il neonato supino troppo tempo in quanto, costringendo il cranio in quella posizione, tenderà a schiacciarsi nella parte posteriore.
Anche nel trattamento del reflusso e delle coliche gassose l’osteopatia è un valido aiuto per i piccoli pazienti. Il reflusso gastroesofageo consiste nella risalita verso l’esofago di latte o cibo presente nello stomaco. Questo problema si presenta per l’immaturità del cardias o sfintere esofageo inferiore (la valvola presente tra esofago e stomaco) o ancora per altri diversi fattori quali alimentazione liquida, tipo di alimentazione della mamma (se il bimbo viene allattato), problematiche di suzione, velocità nel bere o traumi cranici alla nascita che, creando una compressione tra osso occipitale e temporale, vanno ad irritare il nervo vago. Questo nervo si occupa dell’innervazione dello stomaco pertanto, può rendere difficile la digestione. Altro ruolo cruciale nel determinare difficoltà digestive è svolto dal diaframma se presenta anch’esso una restrizione di mobilità.
L’osteopata valuta tutte le strutture e con manipolazioni molto dolci può intervenire allentando la compressione sul nervo vago, rilasciando il muscolo diaframma, la parete dello stomaco e la parte bassa dell’esofago, inducendo nello stesso tempo una sensazione di generale rilassamento.
Stesso discorso si può fare per le coliche gassose; bisogna valutare la presenza di tensioni della muscolatura liscia gastrica e intestinale che creano dolore al bambino e rallentano il transito; la colonna vertebrale; il diaframma toracico e pelvico che svolgono un ruolo importante nella peristalsi intestinale; il cranio e le vertebre cervicali per il passaggio del nervo vago che svolge un ruolo importante come visto poc’anzi.
Allo stesso modo l’osteopata può intervenire durante le successive fasi di crescita del bambino, intervenendo su altre problematiche come piedi piatti o cavi, ginocchia valghe o vare, scoliosi, cifosi e lordosi non fisiologiche, cefalee, problemi della sfera otorinolaringoiatrica come otiti ricorrenti, disturbi del sonno, problemi di bruxismo e di occlusione dentale, stipsi, etc….
Come si svolge la visita di osteopatia pediatrica?
La visita viene svolta dapprima raccogliendo la documentazione clinica del bimbo, dati e informazioni sul piccolo paziente (andamento della gravidanza, modalità di parto, eventuali complicanze, abitudini alimentari e comportamentali del lattante etc…), successivamente con l’osservazione e la valutazione del bambino che consentirà all’osteopata di capire le cause del problema e formulare un piano terapeutico.
Quante sedute saranno necessarie?
Per i trattamenti osteopatici non c’è una risposta chiara e univoca a questa domanda: bisogna valutare il singolo caso del paziente, le condizioni cliniche generali e capire la soggettiva risposta agli stimoli correttivi. Un altro aspetto importante è l’età del bambino, prima lo si sottopone alla valutazione osteopatica più rapida sarà la risoluzione del problema.
Per la mia esperienza, dalle 3 alle 5 sedute in media, a distanza di una settimana, possono essere sufficienti per vedere un miglioramento o la risoluzione totale del problema. È chiaro che, alla luce di quanto detto, questa è un’affermazione puramente indicativa. Dopo questa fase potrà essere poi necessario fare delle sedute di mantenimento.
Il trattamento farà male?
Possiamo rassicurare tutte le mamme e i papà in quanto, i trattamenti osteopatici sui bambini e sui neonati, non fanno male, l’osteopata si avvale di tecniche esclusivamente manuali specifiche, dolci e non invasive.
L’osteopatia pediatrica può avere delle controindicazioni?
Le controindicazioni all’osteopatia nei neonati sono poche e rare, ma è fondamentale che il trattamento sia effettuato da un’osteopata qualificato.
Alcune delle situazioni in cui l’osteopatia potrebbe essere controindicata sono: segni e sintomi riconducibili a patologie neurologiche, infezioni acute, malformazioni congenite o anomalie strutturali gravi, come per esempio le craniostenosi.
Solitamente neonati con tali problematiche non arrivano dall’osteopata in quanto, dopo l’attenta visita del pediatra, vengono indirizzati allo specialista di riferimento.
L’osteopata, d’altra parte, effettua un’attenta osservazione e analisi sul neonato prima di stabilire il piano terapeutico e, se ci sono dubbi, li chiarirà prima di trattare il caso.
Il trattamento di osteopatia pediatrica, concludendo, è sicuro e ben tollerato dai neonati.